Il calcio non è una scienza esatta.
Quante volte abbiamo visto squadre dominare e poi perdere la partita? Quante volte settimane di preparazione per una gara sfumano perché la palla colpisce il palo e si perde sul fondo anziché gonfiare la rete?
Non vi sono dubbi che gli episodi, alla fine, possano determinare un risultato ma è altrettanto vero che l’analisi sistematica di ciò che succede in una gara può dare indicazioni importanti, soprattutto se il numero di dati rilevati è sufficientemente grande da poter coinvolgere le leggi della statistica.
Innanzi tutto è necessario definire quali sono gli obiettivi, cosa si vuole conoscere di una gara.
A volte mi chiedo su che basi si possa dire che una squadra ha giocato bene. Cosa vuole dire giocare bene?
Stiamo parlando di possesso palla? Stiamo parlando di numero di tiri in porta? Stiamo parlando di percentuale di tempo in cui si è mantenuta la palla nella metà campo avversaria?
Personalmente, analizzando prestazioni di un settore agonistico, ritengo che una squadra giochi bene quando si comporta strategicamente e tatticamente nel modo che massimizzi le probabilità di vittoria; ovviamente se parliamo di settori giovanili i parametri di valutazione cambiano.
E cosa centrano i numeri con il comportamento tattico che massimizzi le probabilità di vittoria? Supponiamo di incontrare una squadra che soffre particolarmente i palloni alti nella propria area, per di più possiede due difensori laterali non molto bravi nell’uno contro uno. Potremmo pensare di metterla in difficoltà giocando con due ali larghe e veloci (in caso le avessimo…) e di cercare di andare il più possibile al cross per il nostro centravanti alto un metro e novanta!
Fare tanti cross in una partita non vuol dire né giocare bene né giocare male a priori. In un caso come quello descritto vuol dire aumentare le probabilità di mettere in difficoltà la difesa avversaria, quindi di segnare e conseguentemente di vincere la partita. Nel caso in cui una difesa sia molto brava sui palloni alti ed i nostri attaccanti siano piccoli e più propensi al gioco a terra in velocità, fare tanti cross vorrebbe dire perdere molti palloni e quindi, secondo me, giocare male. Malissimo.
Ma torniamo al nostro allenatore che chiede ai propri giocatori di raggiungere il fondo e di mettere palloni alti al centro dell’area.
Oltre all’osservazione diretta che rimane sempre fondamentale, potrebbe chiedere al proprio match analyst di raccogliere dati su particolari situazioni. Ovviamente il numero di cross effettuati è un indicatore che ci interessa ma da solo rischia di essere un po’ povero. Potremmo registrare anche chi sono stati gli autori dei cross e le zone da cui sono stati fatti.
Ma c’è di più perché i numeri precedenti ci dicono se abbiamo fatto bene o male e chi è stato più bravo ma non ci danno ulteriori informazioni sui possibili motivi. Potremmo, quindi, analizzare a seguito di che tipo di azione sono scaturiti i cross (azione ragionata, contropiede, ripartenza dopo un pressing, ecc, ecc), potremmo anche valutare quante volte abbiamo portato il pallone lateralmente sulla trequarti e confrontarlo con i cross fatti per capire in modo percentuale quante volte abbiamo provato ad affondare e quante volte abbiamo portato il gioco in un’altra zona del campo rinunciando al nostro obiettivo tattico primario.
Ecco come un report statistico possa fornire dati e conclusioni oggettive in relazione ai nostri obiettivi. Se poi uniamo questi dati ad alcune clip video che possano fornire ai nostri giocatori anche un supporto visivo ai numeri possiamo arrivare capire meglio se effettivamente… abbiamo giocato bene.
Comments